SIMSI: no alle bombole monouso nel primo soccorso acquatico
Pochi giorni fa la Società Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica (SIMSI), accreditata dal Ministero della Salute per la produzione delle Linee Guida, ha ritenuto opportuno emanare dei chiarimenti in merito all’utilizzo dell’ossigeno normobarico (a pressione ambiente) per il soccorso di infortunati in acqua al fine di ridurre la mortalità per sindrome da sommersione e incidente subacqueo. La decisione della SIMSI come riportato nel documento “Raccomandazione sull’utilizzo dell’ossigeno normobarico (a pressione ambiente) nel soccorso a infortunati in acqua, emanati dal Ministero della Salute del 23/06/2020.” è scaturito dalle principali criticità riscontrate nel soccorso degli infortuni in acqua riguardano la disomogeneità delle buone pratiche, linee guida, norme ed ordinanze sul territorio nazionale in merito alla abilitazione del soccorritore non sanitario alla somministrazione dell’ossigeno medicale, alla tipologia di dispositivo per la erogazione dell’ossigeno e al canale di distribuzione di tali dispositivi.
Le motivazioni che hanno spinto il gruppo di lavoro della SIMSI costituito da Gianluca Baroni, Corrado Costanzo (coordinatore), Francesco Fontana, Pasquale Longobardi (Presidente SIMSI), Stefano Mancosu, Riccardo Ristori (IARR), a dichiarare che sia da:
ritenere fortemente inappropriato, per la gestione del soccorso a vittima di incidente in acqua, l’utilizzo di dispositivi per la somministrazione di ossigeno monouso“
è da ricercare nelle caratteristiche costruttive della bombola monouso, a partire dalla sua ridotta capacità di 950 ml, fino alla mancanza di una valvola che regola il flusso dell’ossigeno e un manometro che permetta di monitorare la quantità contenuta nel cilindro. Tali circostanze non consentirebbero di rispettare le linee guida per la somministrazione di ossigeno nelle emergenze in ambito acquatico (mare, fiumi, laghi, piscine e acque confinate), sia per il soccorso in caso di sindrome da sommersione che per l’incidente da decompressione subacquea. Pertanto SIMSI sulla base di evidenti carenze del suddetto presidio sanitario dichiara senza mezzi termini che:
È raccomandato fortemente di evitare l’uso della bombola monouso perché le tecnologie oggi a disposizione sul mercato non le rende una soluzione sicura.”
Il team di medici del SIMSI, pone inoltre l’attenzione sulla necessità che il personale addetto al salvataggio sia debitatamente addestrato: “è fortemente raccomandato che, come indicato da circolare del Ministero della Salute del 2012, l’utilizzo del dispositivo per la somministrazione dell’ossigeno sia consentita al soccorritore non sanitario (il quale differisce dal personale laico in quanto è formato e dispone di presidi sanitari per la gestione delle emergenze).” Marcando così una netta distinzione tra il soccorritore laico occasionale (addestramento base) e quello specializzato (addestramento avanzato) quale appunto il Bagnino di Salvataggio, che pur non essendo un soccorritore sanitario, in considerazione del ruolo ricoperto deve possedere le competenze per gestire un’emergenza che prevede la ventilazione assistita arricchita di ossigeno, attraverso l’uso di presidi come il pallone autoespansibile munito di reservoir.
Adesso speriamo solo che queste chiare raccomandazioni che non lasciano spazi a dubbi siano presto accolte dagli enti preposti, in primis il Comando Generale delle Capitanerie di Porto e le Regioni che emanano le ordinanze di sicurezza balneare con l’obiettivo di salvaguardare la vita umana, per questo anche il Comitato scientifico IARR affronterà nelle prossime settimanae l’argomento, approfondendo gli aspetti tecnici della gestione dell’emergenza in ambiente acquatico con la somministrazione di ossigeno.